Oggi vogliamo commentare brevemente insieme a te un articolo che da un lato ci ha sorpreso, perché parla di un’economia nascosta del beauty di cui non eravamo a conoscenza, e dall’altro ci ha un po preoccupato, perché se quanto affermato nell’articolo è vero, i rischi per la pelle sono concreti.
Si parla dei prodotti “dupe”, per dirla brevemente e senza inutili giri di parole: sono prodotti che imitano quelli di un marchio noto e costoso ma vengono venduti ad un prezzo molto più basso.
Non possono essere definiti delle vere e proprie contraffazioni perché non viene citato il nome del marchio “originale” però molti elementi portano il consumatore a riconoscere nel prodotto economico una somiglianza con quello più blasonato.
Per fare un esempio, è come quando il famosissimo marchio italiano di borsette noto per il colore verde acido, ha lanciato una borsa che è diventata molto famosa e nel giro di poche settimane una catena di “fast-fashion” ha lanciato la sua versione di quella borsa per un prezzo molto molto più basso.
Non è un prodotto falso perché la borsa riporta correttamente il nome della catena fast fashion ma tutto il resto: forma della borsa, tonalità del verde e così via, sono sostanzialmente identici (almeno all’apparenza) alla versione costosa.
Questo fenomeno probabilmente esiste da sempre, una veloce ricerca mostra come già circa 2500 anni fa esistessero pratiche di questo tipo, a riprova del fatto che i prodotti "dupe" non siano nulla di nuovo.

Ma tutto è nuovo quando lo si scopre per la prima volta; e non credevamo che il fenomeno di questi prodotti-imitazione fosse così profondo anche nel mondo della skincare.
Prima di arrivare alla skincare c'è una piccola riflessione utile.
Infatti, senza entrare nella questione giuridica - ogni paese ha le sue strategie per consentire o disincentivare queste pratiche e i suoi limiti entro il quale si può operare - ci sono due aspetti da tenere in considerazione.
Il primo è che appunto il genere umano convive con queste pratiche da almeno 2500 anni.
In realtà ricerche ulteriori mostrano casi simili anche ben più antichi, che però spesso sfociano nel vero e proprio falso, come monete contraffatte, spezie a cui venivano aggiunte altri ingredienti per renderle più economiche e così via.
Il secondo aspetto a nostro parere da tenere in considerazione è quando queste pratiche siano davvero fastidiose e/o dannose, ed in questo caso bisogna operare una distinzione.
Infatti nel mondo della moda, da un certo punto di vista e tralasciando altri spiacevoli effetti collaterali, i prodotti imitazione potrebbero essere dannosi in maniera limitata.
Infatti ponendosi dal punto di vista dell'azienda "originale" che vende magari una borsetta a 2500€, l'imitazione della borsa da parte di una catena di fast fashion che vende il prodotto simile a 50/100€ potrebbe quasi risultare come una pubblicità.
Perché, molto probabilmente le persone che acquistano la borsetta "imitazione" non hanno al momento specifico la possibilità di destinare una cifra di 2500€ all'acquisto della borsetta "originale" e, pur comprando quella di imitazione, continuano a desiderare la prima.
Quindi se un giorno le cose dovessero andare meglio a livello economico probabilmente queste persone diventerebbero clienti del brand originale - o se anche non fosse così, i due brand non si stanno "pestando i piedi" l'uno con l'altro perché lavorando ai due estremi opposti del mercato.
I danni che possono ravvisarsi sono soprattutto quelli di tipo ambientale, perché non è un mistero che le aziende del fast fashion abbiano l'abitudine di delocalizzare la produzione in paesi dove le normative ambientali sono più permissive (per usare un eufemismo) e quindi probabilmente l'acquisto di una borsetta-imitazione potrebbe avere un impatto ambientale maggiore.
Diciamo "potrebbe" perché i casi andrebbero analizzati uno ad uno in base all'oggetto acquistato e a dove e come il brand imitatore produca.
Nel mondo della skincare invece si aggiunge un altro livello di rischio.
Infatti è un'osservazione ovvia ma a differenza di una borsetta, i prodotti skincare e makeup vengono assorbiti dalla pelle.
Non avevamo mai affrontato questa tematica perché pensavamo che il mondo della skincare fosse interessato dai prodotti imitazione in una maniera assolutamente marginale.
Invece a quanto pare sui social, soprattutto Tiktok, esiste una fascia di pubblico che acquista in grandi quantità questi prodotti imitazione.
Se è vero che il fenomeno è così esteso come sostiene l’articolo, ci sentiamo in dovere di spendere qualche parola per mettere in guardia dicendo anche quelle che dovrebbero essere ovvietà.
L’articolo parla dettagliatamente di tutti i rischi che si corrono, alcuni di questi prodotti non si sa dove vegano confezionati e possono contenere ingredienti anche pericolosi:

Il nostro obiettivo però non è quello di spaventare, al contrario di dare un informazione semplice e veloce per distinguere in linea di massima un prodotto di cui ci si possa fidare.
Infatti spesso riceviamo recensioni che apprezziamo molto e ci fanno piacere, come la seguente, in cui una persona decide di provare dei prodotti più economici per metterli a confronto con la nostra doppia detersione.
Per noi è un onore leggere che anche chi ha fatto questi test spesso torna indietro e preferisce la nostra doppia detersione, l'unica raccomandazione che vogliamo dare con questa email è: fare si dei test, ma che i prodotti che si provano siano almeno realizzati all'interno dell'Unione Europea per questioni di sicurezza.

In tutta l’unione europea abbiamo delle linee guida molto stringenti sulla cosmesi, quindi se un prodotto make-up o skincare è prodotto in Ue molto molto probabilmente possiamo ritenerlo sicuro, o almeno a paragone di questi prodotti “dupe” che non citano neanche gli ingredienti.
Basti pensare, per esempio, che l’articolo stesso invita il cliente a verificare che il prodotto acquistato abbia il simbolo del cruelty free, ma come raccontavamo in una newsletter passata fortunatamente ormai da molti anni in Europa è vietato testare i prodotti cosmetici sugli animali, lo stesso invece non vale purtroppo per altri paesi extra europei.
Allo stesso modo tutta una serie di ingredienti che da noi sono banditi e desueti e sono stati soppiantati da altri ingredienti più costosi ma anche più sicuri e prestanti, in altre aree del mondo sono assolutamente concessi (lo stesso avviene anche nell’agricoltura con i pesticidi, ma non vogliamo aprire troppi fronti in una sola email).
Insomma questa breve newsletter è solo per condividere questa tendenza di cui eravamo scarsamente a conoscenza.
E, anche se riteniamo che sia quasi superfluo per persone come te appassionate di skincare, nel dubbio abbiamo preferito condividere i rischi che alcuni prodotti possono comportare.
Nel caso in cui, per esempio durante un viaggio, ti possa imbattere in un prodotto “dubbio”, nel dubbio meglio lasciarlo stare😊